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Migliora l’adeguamento delle quotate al Codice di autodisciplina ma persistono aree di criticità

Il Comitato per la Coporate governance segnala problematiche sul versante retribuzioni corrisposte ai manager per la mancanza di informazioni sulla previsione di un tetto e scarsa chiarezza dell’organizzazione interna. Migliora invece la percentuale di adesione al codice delle società quotate.

Migliora l’adeguamento delle quotate al Codice di autodisciplina ma persistono aree di criticità

Patrizia Grieco, presidente di Enel e del Comitato per la Corporate governance – organo che promuove la diffusione della cultura della governance tra gli operatori del mercato – nel Rapporto sull’applicazione del Codice di Autodisciplina (il Codice, ad adesione volontaria, si pone in continuità con il Codice di autodisciplina di Borsa italiana con l’obiettivo di allineare l’Italia alle esperienze di altri Paesi europei, proponendo così un superamento dei modelli di governance tradizionali, al fine di incrementarne efficienza ed efficacia) si dichiara positiva circa l’andamento delle società italiane quotate ma non manca di segnalare diverse criticità, prima fra tutti quella relativa alla remunerazione dei manager.

Nonostante una percentuale di adesione al Codice di più del 90% delle quotate, nel Rapporto emergono problematiche riguardanti le retribuzioni, la predeterminazione delle indennità di fine mandato e la difficoltà nell’applicazione delle clausole di claw-back, ovvero particolari contrattuali che prevedono la possibilità di esigere la restituzione, totale o parziale, della parte variabile del compenso di un manager, dirigente oppure – raramente – di un impiegato che non abbiano raggiunto i risultati previsti.

Altra area di criticità emersa nel Rapporto è quella relativa all’informativa preconsiliare, non appare cioè chiara la gestione dei preavvisi e di eventuali situazioni di urgenza, così come difficoltosa è la situazione del comitato nomine, troppo spesso confuso con il comitato remunerazioni.

Inoltre, molte sono le società a dichiararsi intenzionate a presentare piani di successione, poche però effettivamente li redigono.

Migliora invece la percentuale di adesione al codice delle società quotate e diminuisce il numero di soggetti che occupano poltrone in più Consigli di amministrazione, cresce la media di riunioni del CdA e scende il numero dei casi di assenteismo.

Inoltre, la sostenibilità è sempre più strategica per le società italiane quotate. Più del 70% delle imprese del Ftse Mib ha inserito nel proprio piano strategico obiettivi socio-ambientali. Infatti, a seguito dell’entrata in vigore delle modifiche apportate nel 2015 al Codice di autodisciplina delle società quotate alla Borsa Italiana, la sostenibilità ha ricevuto una notevole accelerata. La maggioranza delle imprese Ftse Mib ha scelto di affidare la gestione della sostenibilità ad un Comitato apposito, il cui nome il più delle volte include esplicitamente il termine “Sostenibilità”. Le imprese italiane, nell’ottica di un’efficace governance della sostenibilità, hanno riconosciuto l’importanza di integrare nel CdA specifiche competenze socio-ambientali aggiornate mediante appositi programmi che consentano di valorizzare l’impegno dei consiglieri sul tema attraverso incentivi legati alle performance.

Appare dunque chiaro come le scelte organizzative e gli assetti di corporate governance giochino un ruolo fondamentale nello scenario economico globale delle società quotate. In questo contesto il Codice di autodisciplina individua nel consiglio di amministrazione l’organo centrale per una efficiente conduzione della politica imprenditoriale delle società. Ecco spiegata, di conseguenza, la crescita della presenza nei board degli amministratori indipendenti, quale figura di salvaguardia degli interessi degli azionisti e, più in generale, degli stakeholders.

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