I dipartimenti legali di ogni azienda svolgono un ruolo cruciale per far sì che trasparenza e conformità vengano garantite mediante i compiti loro affidati. In particolare, la gestione diventa complessa quando l’azienda è molto grande, rendendo indispensabile perseguire soluzioni al passo con le nuove esigenze di mercato.
Anche Vodafone Italia non è da meno: l’azienda, propensa alla trasformazione digitale in termini di Affari legali e societari, si sta sempre più muovendo in questa direzione. Filippo Galluccio, Legal Manager – Corporate, Contracting e Compliance di Vodafone Italia ci spiega come.
- Viviamo un momento storico in cui l’Europa spinge ad adottare regole comuni in tema di Privacy, con l’introduzione del GDPR. Quanto ritiene rischioso per le aziende italiane utilizzare, per i dati più importanti, cloud al di fuori della Comunità Europea?
L’entrata in vigore del GDPR ha senza dubbio aumentato il livello d’attenzione di consumatori e imprese per le tematiche legate alla protezione e alla sicurezza dei dati. Questo fa sì che molti soggetti si sentano più tutelati nell’affidare i loro dati a imprese che li elaborano in data center all’interno dell’Unione Europea: l’avere dunque strutture “locali” può diventare un vantaggio competitivo.
- Stiamo assistendo anche a un periodo di trasformazione digitale. In che modo le direzioni legali possono tenere il passo con i cambiamenti che interessano il proprio business?
La trasformazione digitale è ormai l’imperativo per ogni impresa – soprattutto nel settore TMT – per rimanere competitivi in un mondo in costante evoluzione, perché consente di coniugare efficienza operativa e capacità di mettere il cliente al centro di ogni attività aziendale, reagendo così velocemente ai cambiamenti. Trasformazione digitale non è tanto l’adozione di nuove tecnologie, quanto un cambiamento della cultura aziendale, dei processi e del modo di concepire il funzionamento dell’organizzazione. In questo contesto la direzione legale deve diventare protagonista del cambiamento, guardando al futuro dell’organizzazione e abbracciando l’uso di nuove metodologie e tecnologie. È importante che la direzione legale si confronti con le realtà più avanti nella trasformazione digitale: aziende e start-up con servizi innovativi, studi legali che per primi hanno sperimentato l’uso di soluzioni di machine learning, scuole di formazione specializzate in metodologie “lean & agile”. In questo modo è possibile trarre spunti e strumenti utili a visualizzare e disegnare il proprio futuro. Da non trascurare, comunque, il confronto costante con il resto dell’organizzazione e delle altre società del Gruppo di appartenenza, per poter fare tesoro di metodologie operative e tecnologie digitali già presenti in azienda (e come tali replicabili a costo zero o con bassi costi aggiuntivi nell’ambito della direzione legale).
- Quali sono le principali sfide della vostra direzione legale per i prossimi 3 anni?
La sfida più grande è senza dubbio ripensare al modello operativo della direzione legale. In questo senso, le parti dell’organizzazione dedicate ai servizi di supporto si stanno organizzando secondo modelli “agili”, basati su squad – vale a dire piccole unità organizzative cross-funzionali autonome di 10-15 persone che operano secondo metodologie scrum, con cicli molto rapidi di rilascio di nuove esperienze clienti, nuovi prodotti/servizi o nuove funzionalità di prodotti/servizi esistenti. Rispetto a un modello tradizionale, nel modello “agile” si moltiplica il numero dei clienti interni – e dunque delle richieste di assistenza – e non c’è piena visibilità a priori dei requisiti dei prodotti/servizi in corso di sviluppo: è dunque necessario che i legali interni abbiano esperienza a 360° delle tematiche legali a supporto del business e siano in grado di fornire assistenza in tempo reale, mentre lo sviluppo prende forma nell’ambito delle squad.
- Per affrontare queste sfide, quali saranno le soluzioni di cui avranno bisogno le direzioni legali? Oggi che mezzi utilizzate per superare queste sfide?
Per affrontare la sfida di cui sopra, in Vodafone stiamo sviluppando nuovi modelli di servizio e interazione che consentano al cliente interno di agire il più possibile in autonomia, in particolare per le esigenze di supporto legale ad alto volume e medio/basso rischio. Questo attraverso “pillole” di formazione, cioè video e/o infografiche che consentano di trasmettere facilmente ai colleghi le risposte per la gestione del rischio legale nei loro ambiti di attività; inoltre ci avvaliamo di strumenti digitali come software per la creazione e gestione di contratti, partendo da standard predefiniti, piattaforme collaborative, chatbot e – si auspica in un futuro prossimo – soluzioni d’intelligenza artificiale capaci di supportare il legale interno nel recupero e nell’analisi della sempre crescente mole di dati. Il numero di start-up che offrono servizi digitali innovativi a supporto degli avvocati aumenta di giorno in giorno in modo vorticoso e non è facile orientarsi: nella funzione legale del Gruppo Vodafone è stato dunque creato un osservatorio e un “legal digital think tank” concepito per monitorare l’evolversi della tecnologia e le opportunità di trasformazione digitale dei processi di supporto legale.
- Per voi qual è il profilo ideale di un In-House Counsel 4.0?
Deve saper coniugare un solido background giuridico con una forte predisposizione per la comprensione delle dinamiche di business e per il cambiamento; deve essere curioso, capace di imparare in fretta, desideroso di sperimentare e di innovare senza paura di assumere rischi. Infine, deve essere un po’ geek, ovvero fortemente interessato e incline all’uso delle nuove tecnologie.