L’ultimo anno ha concentrato l’attenzione di tutti sul presente, sul dover affrontare una crisi globale e sulla necessità di essere resilienti, ma è arrivato il momento di riprendere i discorsi progettuali sul futuro e in particolar modo sulla sostenibilità. Un trend molto forte prima della pandemia ed ulteriormente alimentato dalle riflessioni fatte durante questo periodo.
Sostenibilità come chiave per il futuro
Di sostenibilità si parla da anni ed in diverse accezioni e formule: governance sostenibile, successo sostenibile, sostenibilità ambientale e sociale sono solo alcune delle tante declinazioni del concetto di sostenibilità.
In ambito aziendale la spinta verso queste tematiche è per lungo tempo venuta dell’esterno: la società globale negli ultimi trent’anni ha “scoperto” un crescente bisogno e, in maniera consequenziale, una maggiore attenzione per tutto quanto riguarda i diritti civili e sociali, dalla tutela della diversity a quella dell’ambiente passando per i diritti dei lavoratori.
Questioni portate anche sul tavolo del confronto con le imprese che hanno gradualmente fatto propria l’idea che, in una prospettiva di lungo termine, la governance sostenibile sia la strada maestra per una crescita continua.
Oltre il profitto della singola azienda esiste, infatti, un mondo e una società in cui l’impresa si colloca e tesse una serie di interazioni essenziali alla sua stessa esistenza: adottare una strategia che non ignori ma addirittura valorizzi questo contesto è una delle condizioni per consentire all’economia di continuare a funzionare e crescere.
Governance sostenibile: Qual è la situazione europea e italiana?
Come spesso accade, le questioni sociali e in genere quegli interessi riconosciuti dai più come meritevoli di attenzione col tempo finiscono per fare il salto di qualità passando dal piano etico a quello più propriamente giuridico.
In tema di sostenibilità ci sono state già da tempo diverse dichiarazioni e impegni da parte degli organi istituzionali sia nazionali che internazionali, ma l’impressione è che siamo ormai molto vicini alla concretizzazione di tutti questi spunti in una vera e propria dimensione legislativa.
Lo scorso 17 dicembre la Commissione affari legali dell’Unione Europea ha approvato una proposta di risoluzione del Parlamento Europeo presentata dal deputato Pascal Durand in materia di sostenibilità nella corporate governance.
Nella relazione alla proposta si precisa come non sia più sufficiente demandare alla sensibilità delle aziende l’adozione di un tipo di governo societario sostenibile, ma è arrivato il momento di imporre dei veri e propri obblighi in materia di trasparenza (ampliando l’ambito della comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario) e di azione stessa dell’azienda. Basti considerare che vi è una sezione esplicitamente intitolata “Dovere di diligenza degli amministratori e misure aggiuntive per rendere il governo societario più orientato alla sostenibilità”.
Qualora andassero in porto, queste novità legislative investirebbero per forza di cose anche le aziende italiane che, nel frattempo, non sono rimaste indietro. È di poco prima lo scoppio della pandemia nel nostro Paese l’introduzione di un nuovo Codice di Corporate Governance (che sostituisce il vecchio Codice di Autodisciplina) da parte del Comitato per la Corporate Governance della Borsa Italiana.
Un testo cui le aziende possono aderire su base volontaria, agendo, quindi, più su un piano di moral suasion che di vera e propria cogenza normativa, ma che risulta molto interessante nella prospettiva che propone. Ampio spazio è infatti riconosciuto ai concetti di sviluppo o successo sostenibile che dovrebbero guidare l’azione degli organi di amministrazione attraverso l’adozione di strategie di lungo termine che integrino la sostenibilità nei processi economici aziendali.
Cosa dovranno fare le aziende per integrare la sostenibilità nei propri obiettivi
Sia sul piano etico che, prossimamente, quello normativo, la strada è ormai tracciata e tutte le aziende, anche chi fino ad ora è rimasta in disparte sul tema, dovrà cambiare in un certo senso il modo stesso di fare impresa.
La proposta di risoluzione menzionata in precedenza prevede, ad esempio, l’elaborazione di criteri e parametri oggettivi per misurare il livello di sostenibilità raggiunto: questo vuol dire che sarà molto importante essere in grado di gestire in maniera efficace l’attività dei consigli di amministrazione ed avere uno sguardo d’insieme esaustivo di tutta l’attività societaria.
Obiettivi che sono perseguibili solo con l’ausilio di soluzioni software come la suite Dilitrust Governance che offrono strumenti perfetti per gestire i CDA e facilitare questa transizione verso un governo societario sostenibile. In generale la digitalizzazione delle informazioni e dei processi decisionali è in grado di contribuire in maniera decisiva a migliorare l’impatto ambientale dell’azienda, grazie all’eliminazione della carta, ma – più in generale – il miglioramento della gestione del CDA, l’accesso semplificato alle informazioni e la possibilità di elaborare i propri dati in report facilitano enormemente quella pianificazione orientata alla sostenibilità così tanto richiesta.
Vuoi coprire di più? Scarica la brochure!
? Ti potrebbe interessare anche: