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Essere catalizzatori del cambiamento. Il General Counsel: sfide complesse per responsabilità complesse

Francesco Roberto Wembagher è il protagonista di questa edizione della rubrica Legal Talks.

INTRODUZIONE

I confini intorno alla figura del General Counsel si stanno sempre più ampliando e a chi ricopre questa funzione si richiede una maggiore consapevolezza dell’universo fatto di persone, funzioni e attività in cui operano le loro società. 

In questo nuovo macrocosmo, le competenze, la formazione e il pensiero a lungo termine dei giuristi d’impresa sono sempre più utili in un mondo che ha bisogno di equilibrio e di giudizi non di parte. Legali sempre più ibridi, che dovranno tenere affinate le conoscenze strategico-manageriali, ma anche essere professionalmente molto preparati a gestire in-house una vasta gamma di progetti. 

Ne abbiamo parlato con Francesco Roberto Wembagher, General Counsel di Quaestio Capital Management SGR. In precedenza, Wembagher ha lavorato per più di quattro anni in ETRO e in studi legali come Dewey & LeBoeuf, Grimaldi, Scognamiglio International e Allen & Overy. 

L’INTERVISTA

Un’esperienza lunga e variegata che le ha dato modo di farsi una idea precisa di come sta evolvendo la sua professione. Inizierei con chiederle quali sono i grandi temi che stanno interessando le aziende e gli uffici legali. 

Ho un’impressione personale, e lo dico con un certo rammarico, che le tematiche che si affrontano, da alcuni anni, sono sempre uguali e, al massimo, inseguono qualche trend esistente: evoluzione del ruolo aziendale del General Counsel, digitalizzazione, adesso ESG. Tematiche interessanti ma non esaustive dei cambiamenti che dobbiamo prepararci ad affrontare per gestire le crescenti complessità delle aziende e della nostra professione. 

Invece di ripetere ed inseguire, è necessario fermarsi e riflettere. Quali nuove sfide ci attendono? Come affrontarle? Per queste motivazioni trovo indispensabile la nascita delle community, quelle utili, che creino nuovi spazi di confronto e cooperazione.  

È infatti sua l’iniziativa, che sta risvegliando molto interesse, di un Think Tank di General Counsel. A che punto siete e che obiettivo si è posto?

C’è un’esigenza condivisa tra i responsabili degli affari legali: il confronto, professionale ed umano. Gli eventi a cui siamo invitati, le iniziative che vengono organizzate, sono interessanti ma non riescono a rispondere fino in fondo alle necessità che esprime la nostra categoria professionale. Il Think Tank vuole creare uno spazio di confronto permanente, serio, pratico, fattivo, in cui discutere e governare l’evoluzione delle prassi di mercato, ma anche darci un momento per confrontarci sulle complessità umane che ci troviamo a gestire nella nostra posizione. Un piccolo numero di persone di mentalità aperta, costruito intorno a principi etici, che, nel rispetto del riserbo aziendale, si scambiano consigli, approcci, esperienze, opportunità. L’obiettivo è ambizioso ma realizzabile: arrivare al 2025 un po’ migliori di quando, nel 2022, abbiamo cominciato questo percorso. 

Peraltro, pare che questa esigenza non sia limitata solo a noi, visto che già alcuni colleghi della Compliance e alcuni professionisti dell’HR ci stanno avvicinando per creare piccoli gruppi paralleli e coordinati con il nostro, in modo da modellare una visione comune della professionalità in house basata sulla serietà professionale, sull’umanità e sull’etica.  

Insomma, è finito il tempo nel networking di facciata, dei bicchieri sempre pieni e delle bocche sempre vuote, e si entra in un mondo in cui la sostanza, umana e professionale, conta. 

Tra le varie tematiche che ha citato come di interesse delle aziende ha citato il fenomeno dell’ESG. Cosa ne pensa?

L’ESG è un tema interessante, perché, dal punto di vista del business, non è altro che una grande scommessa: si scommette che, nel lungo periodo, chi non è ESG resterà senza mercato. E allora tutti a correre a sembrare più buoni e responsabili. Tutti a rispettare l’ambiente, a cercare di influire positivamente sul sociale, tutti a parlare di diversity. Poi quando approfondisci scopri che non sono in tanti ad esserne convinti. Ma perché rischiare di perdere la scommessa? Meglio allora tutti cavalcare l’onda e poi si vedrà, anche a rischio di un po’ di ipocrisia.  

Personalmente credo che, nonostante le resistenze, veramente nel lungo periodo il mercato premierà chi, imprese e individui, avrà seguito traiettorie ESG. Del resto, non è diverso da quanto ho detto prima: l’etica non è un limite, è l’opportunità per dare sostanza umana ad un business fatto bene. Questo per me è ESG. 

Ma poi, cosa significa ESG? ESG non significa environmental, social & governance; quelle sono solo manifestazioni della ratio di fondo. ESG è un atteggiamento filosofico che non dice altro che ciò che sta al margine dei nostri obiettivi va comunque considerato e rispettato. Il rispetto di ciò che è altro diventa apertura mentale, questa si evolve in qualità del servizio e prodotto, da qui nasce il valore, e dunque in ultima analisi denaro. Non penso che le scorciatoie serviranno, così come non penso che chi continuerà a usare i vecchi metodi riuscirà a sopravvivere a lungo. L’ufficio legale che stampa qualunque cosa, il senior partner che maltratta i collaboratori, il manager che presenta la collega come l’assistente del direttore, il licenziamento collettivo con e-mail nella notte per la mattina dopo. Questo tipo di esercizio del potere, penso, è destinato a sparire se non vuole restare fuori mercato, umano, di revenues e di capitale. Il Think Tank nasce per riunire e valorizzare chi queste cose non le fa. 

E sulla digitalizzazione?

Penso che debba evolvere. Finora abbiamo vissuto la digitalizzazione come la trasposizione su schermo e su cloud di passaggi che prima erano su carta e/o su server aziendali. Abbiamo visto mezzi che migliorano l’organizzazione, i flussi, ma non mezzi che affinano il pensiero. 

Penso che sul mercato manchi ancora una buona soluzione di “cyborg”, cioè di integrazione uomo-macchina, che permetta al legale interno o esterno di unire le proprie competenze umane alla standardizzazione e alla velocità di processare un grande volume di informazioni tipiche delle macchine, che alla fine permettano alle persone di lavorare meno ma meglio.  

Manca l’evoluzione del ruolo del General Counsel.

Ah, quello è facile. Basta unire i puntini di quello che ho detto prima. Un Professionista che, mettendo insieme l’esperienza manageriale e legale personale, un’intelligenza artificiale che gli dà in poco tempo verticalità di informazione, e una community umana di esperienze ampie e diversificate in cui coltivare sapere collettivo, riesce a produrre tanta qualità con poco sforzo, recuperando il tempo e la serenità per concentrarsi sulle esigenze umane del suo team e dei suoi colleghi. 

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